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  2. Normativa resistenza incendi e coperture

Normativa resistenza incendi e coperture

Classificazione di resistenza agli incendi esterni delle coperture

La resistenza agli incendi esterni delle coperture è un tema sul quale si concentra una crescente attenzione in edilizia. Le prestazioni al fuoco dei tetti sono regolate da norme europee, così come i metodi di prova.

I 4 metodi di prova previsti dalla UNI CEN/TS 1187, già UNI ENV 1187:2007, sono trascritti da metodi di prova vigenti in alcuni Paesi in precedenza.

t 1,2,3,4 non indicano una scala di maggiore o minore resistenza al fuoco, ma identificano solamente il metodo di prova impiegato. In molte normative nazionali, tali prestazioni sono richieste su tutti i tetti di edifici rilevanti, non solo su coperture fotovoltaiche.

normative_bituver_1

Le prestazioni vengono classificate con le lettere: dalla “BROOF ”, che indica la massima possibile, alla “FROOF”, che equivale a “nessuna prestazione”. La classificazione BROOF (t2) è quella che prevede le regole di estensione più ampie del campo di applicazione del prodotto testato su diversi piani di posa, mentre le altre classificazioni (t1), (t3) e (t4) valgono solo sulla stratigrafia testata nel rilascio del certificato, ad esclusione di estensioni molto limitanti. Variazioni in spessore, densità e tipologia dell’isolante e in altre componenti del sottostrato fanno decadere la certificazione.

Anche le prove BROOF (t2) hanno una ulteriore importante differenziazione.

Una copertura può essere BROOF (t2):

  • su superfici incombustibili (provata su un massetto in cls);
  • su superfici combustibili (provata su EPS o su truciolato in legno).

Nel primo caso, la certificazione varrà solo per prodotti applicati su superfici incombustibili mentre, ne secondo, varrà per l’uso su substrati sia combustibili sia incombustibili.

La Guida dei Vigili del Fuoco sui tetti fotovoltaici

In Italia, la norma sulla resistenza al fuoco esterno delle coperture ha raggiunto la notorietà grazie a recenti provvedimenti.
I Vigili del Fuoco, a fronte della crescente presenza di coperture con installazioni di moduli fotovoltaici e anche alla luce dell’esperienza di incendi divampati su coperture di questo genere (da 1 intervento nel 2003 a 298 nel 2011), hanno emanato una guida per l’installazione degli impianti fotovoltaici.
Più precisamente, i documenti sono:

Guida per l’installazione degli impianti fotovoltaici
Edizione Anno 2012 (Protocollo n. 0001324 del 07/02/2012)

Chiarimenti alla guida per l’installazione degli impianti fotovoltaici
Edizione Anno 2012 (protocollo n. 0006334 del 04/05/2012)

Secondo questi documenti, l’ installazione fotovoltaica dovrà essere eseguita in modo da evitare la propagazione di un incendio dal generatore fotovoltaico al fabbricato nel quale è incorporato.

Tale condizione si ritiene rispettata qualora l’impianto fotovoltaico, incorporato in un’ opera di costruzione, venga installato su strutture ed elementi di copertura e/o di facciata incombustibili (Classe 0 o Classe A1).

Risulta altresì equivalente l’interposizione, tra i moduli fotovoltaici e il piano di appoggio, di uno strato di materiale di resistenza al fuoco almeno EI 30 ed incombustibile (Classe 0 o Classe A1).

In alternativa, potrà essere effettuata una specifica valutazione del rischio di propagazione dell’ incendio, tenendo conto della classe di resistenza agli incendi esterni dei tetti e delle coperture dei tetti (UNI EN 13501- 5:2009 e UNI ENV 1187: 2007) e della classe di reazione al fuoco del modulo fotovoltaico attestata secondo le procedure di cui all’ art. 2 del DM 10 MARZO 2005.

Ed è qui che entrano in gioco le coperture BROOF, come da “Allegato B” della circolare n.0006334 del 04/05/2012, riportato di seguito.
 

normative_bituver_2

Nella valutazione del rischio di propagazione dell’incendio sono indicati accettabili i tetti classificati BROOF (t2, t3, t4) con pannelli FV in classe 2 o equivalente di reazione al fuoco. Le certificazioni BROOF (t1) non sono, quindi, valevoli. La certificazione richiesta, inoltre, deve essere rilasciata da laboratorio italiano autorizzato dal Ministero dell’Interno oppure riconosciuto in uno dei Paesi contraenti l’accordo SEE.

Nel caso di pannelli in classe inferiore, e altamente probabile che si richiedano le medesime certificazioni, oltre ad altri accorgimenti eventuali.
 

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